domenica 30 dicembre 2018

Chi gestisce Hollywood? Andiamo, coraggio!

19 dicembre, 2008 JOEL STEIN

Non sono mai stato così sconvolto da un sondaggio nella mia vita. Solo il 22% degli americani crede che "le industrie del cinema e della televisione siano praticamente gestite da ebrei", quasi il 50% nel 1964. L'Anti-Defamation League, che ha pubblicato i risultati del sondaggio il mese scorso, vede in questi numeri una vittoria contro gli stereotipi. In realtà, questo sondaggio mostra solo quanto è diventata stupida l'America. Gli ebrei gestiscono Hollywood totalmente.

Quanto è profondamente ebraica Hollywood? Quando i fautori dello studio hanno pubblicato un annuncio a tutta pagina sul Los Angeles Times alcune settimane fa per chiedere che la Screen Actors Guild (una unione dei lavoratori dello spettacolo) risolva il contratto, la lettera aperta è stata firmata da: il presidente della News Corp Peter Chernin (ebreo), il presidente della Paramount Pictures Brad Gray (ebreo), l'amministratore delegato di Walt Disney Co. Robert Iger (ebreo), il presidente della Sony Pictures Michael Lynton (sorpresa, ebreo olandese), il presidente della Warner Bros Barry Meyer (ebreo), l'amministratore delegato della CBS Leslie Moonves (talmente ebreo che un suo zio è stato il primo primo ministro di Israele), il presidente della MGM Harry Sloan (ebreo) e l'amministratore delegato della NBC Universal Jeff Zucker (mega ebreo). Se uno dei due fratelli Weinstein avesse firmato, questo gruppo avrebbe avuto non solo il potere di chiudere tutta la produzione cinematografica, ma di formare un minyan (1) con abbastanza acqua Fiji a disposizione per riempire una mikvah (2).

La persona a cui si rivolgevano in quell'annuncio era il presidente del SAG Alan Rosenberg (immagina). La confusa confutazione dell'annuncio è stata scritta dal super-agente dell'intrattenimento Ari Emanuel (ebreo con genitori israeliani) sull'Huffington Post, di proprietà di Arianna Huffington (non ebrea e che non ha mai lavorato a Hollywood).

Gli ebrei sono così dominanti nell'ambiente, ho dovuto setacciare mestieri e posizioni per trovare sei gentili in posizioni elevate in società di intrattenimento. Quando li chiamai per parlare delle loro incredibili posizioni, cinque di loro si rifiutarono di parlarmi, apparentemente per paura di insultare gli ebrei. Il sesto, il presidente della AMC Charlie Collier, risultò essere ebreo.
Da ebreo orgoglioso, voglio che l'America sappia della nostra conquista. Sì, controlliamo Hollywood. Senza di noi, avremmo tutto il giorno in tv cose tra "Il club dei 700" e "Davide e Golia".

Quindi mi sono preso l'incarico di convincere di nuovo l'America che gli ebrei gestiscono Hollywood lanciando una campagna di pubbliche relazioni, perché è quello che sappiamo fare meglio. Sto pensando a diversi slogan, tra cui: "Hollywood: più ebraica che mai!"; "Hollywood: dalle persone che ti hanno portato la Bibbia"; e "Hollywood: se ti piacciono la TV e i film, allora probabilmente ti piacciono gli ebrei".

Ho chiamato il presidente di ADL Abe Foxman, che era a Santiago, in Cile, dove, con mio sgomento, mi ha detto che non stava cacciando i nazisti. Ha respinto tutta la mia proposta, dicendo che il numero di persone che pensano che gli ebrei gestiscano Hollywood è ancora troppo alto. Il sondaggio ADL, ha sottolineato, mostra che il 59% degli americani pensa che i dirigenti di Hollywood "non condividono i valori religiosi e morali della maggior parte degli americani" e il 43% pensa che l'industria dell'intrattenimento stia conducendo una campagna organizzata per "indebolire l'influenza dei valori religiosi in questo paese. "

È una canina sinistra, disse Foxman. "Significa che pensano che gli ebrei si incontrino al Canter's Deli il venerdì mattina per decidere cosa è meglio per gli ebrei." L'argomento di Foxman mi ha fatto riflettere: dovrei mangiare da Canter più spesso.

"Questa è una frase molto pericolosa," gli ebrei controllano Hollywood ". La verità è che ci sono molti ebrei a Hollywood ", ha detto. Invece di "controllo", Foxman preferirebbe che le persone dicessero che molti dirigenti del settore "sono ebrei", come in "tutti gli otto studi cinematografici più importanti sono gestiti da uomini che sono ebrei".

Ma Foxman ha detto di essere orgoglioso delle realizzazioni degli ebrei americani. "Penso che gli ebrei siano rappresentati in modo sproporzionato nell'industria creativa, che siano sproporzionati fra gli avvocati e probabilmente anche nella medicina", ha affermato. Sostiene che questo non significa che gli ebrei realizzino film filo-ebraici più di quanto facciano la chirurgia pro-ebraica. Anche se altri paesi, ho notato, non sono così grandi sulla circoncisione.

Apprezzo le preoccupazioni di Foxman. E forse la mia vita trascorsa in una New Jersey-New York / Bay Area-L.A. bozzolo pro-semita mi ha lasciato un po' ingenuo. Ma non mi interessa se gli americani pensano che stiamo gestendo i media, Hollywood, Wall Street o il governo. Mi interessa solo che possiamo continuare a gestirli.

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jstein@latimescolumnists.com

La fonte Who runs Hollywood? C'mon che qui ho velocemente tradotto non è facilmente visibile dall'Europa, occorre utilizzare dei proxy, strano no?! Forse l'ebraica Anti-Defamation League ha le mani anche su internet? Domanda retorica ;-)

(1) Un quorum di dieci uomini di età superiore ai 13 anni richiesti per il culto pubblico ebraico tradizionale

(2) Fra ebrei sanno di cosa si parla, a noi non interessa.

sabato 26 maggio 2018

Padre Kolbe e i Protocolli dei Savi Anziani di Sion


Padre Kolbe e i Protocolli dei Savi Anziani di Sion: il libro fondamentale della massoneria
Nei Protocolli è rimarcata la strategia farisaica dell'ebraismo:
utilizzare la massoneria e poi liberarsene 
a tempo debito
Articolo estratto da Chiesa viva n° 125 / Premessa a cura di Sergio Basile


Premessa: Kolbe e i Protocolli dei Savi di Sion

Roma - premessa di Sergio Basile - Il 14 agosto, giusto un giorno prima della festa dell'Assunta, la Chiesa ricorda San Massimiliano Maria Kolbe (Zduńska Wola 1894 - Auschwitz 1941) presbitero e francescano polacco proclamato santo nel 1982 da Giovanni Paolo II.
Padre Kolbe è ricordato soprattutto per essersi offerto alla morte - giunta per mano nazista - al posto di un padre di famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz.

La sua, sul piano storiografico e spirituale, è senza dubbio una delle figure più affascinanti del XX Secolo ed è importante da scrutare per chi volesse comprendere le strategie e i reali obiettivi perseguiti dalle forze occulte anti-cristiane. Nel suo instancabile percorso di ricerca e denuncia, S. Massimiliano Kolbe inquadrò i "Protocolli dei Savi Anziani di Sion" come il libro più sovversivo della storia, nonché il libro guida dei seguaci dell'ebraismo e dei massoni, verso la realizzazione della Repubblica Universale o Unico Governo Mondiale. Dunque, malgrado il libro sia stato bollato da alcuni storici come "il falso più clamoroso del Novecento", a sancirne la veridicità oltre a molti altri storici vi è lo stesso, eroico martire, Padre Massimiliano Kolbe.

La missione di Padre Kolbe

Egli, seguendo l'esempio di Gesù Cristo, con il suo nobile spirito missionario e il suo sacrificio, ha contribuito alla corredenzione dell’umanità liberandola – sia pur in parte – da una cultura priva di Dio, vuota di spiritualità e di umanità. Una figura, perciò, da riscoprire ed imitare specie in questi nostri tempi di inganno universale. La forza della missione, secondo il santo, consisteva nell'appartenere totalmente a Maria, nel rendersi simili a Lei, fino a diventare Lei stessa, per permettere allo Spirito Santo di continuare a portare Cristo nel mondo, attraverso la testimonianza dei cattolici veraci. Il primo atteggiamento mariano, poi, era quello della preghiera; il secondo, a ruota, quello dell'ascolto. La carità, il terzo. Con questo spirito Kolbe fu missionario in Europa e successivamente in Giappone, presso Nagasaky, fondando la cittadella di Maria nota come Mugenzai no Sono o Giardino dell'Immacolata: rimasta miracolosamente intatta dopo l'attacco atomico degli Americani su Hiroshima e Nagasaky.

Il principale nemico di Padre Kolbe fu sempre lo spirito dell'Inganno incarnato nel Nemico di Dio, il grande manovratore occulto della storia, e dai suoi seguaci: Satana o Lucifero e i giudeo-massoni.

Il contrasto alla Massoneria e al credo anti-cristiano dei suoi adepti sionisti, nazisti e social-comunisti, fu una delle sue priorità missionarie.

Questa avversione lo portò a denunciare via stampa le trame massoniche e tutti i retaggi malefici della setta luciferina, guidata nel segreto e strumentalizzata da organizzazioni giudeo-farisaiche.

1917

L'impegno di Padre Kolbe crebbe in particolare nel 1917, quanto a Roma (come in più occasioni raccontò lo stesso francescano polacco) si svolse una processione massonica inneggiante a Lucifero, mentre in Russia imperversava l'incendio della grande rivoluzione massonico-bolscevica, al fine di avviare l'esperimento comunista – da estendere al mondo intero – e annientare il Cristianesimo, togliendo di mezzo un esercito di consacrati e gli stessi zar: i primi simboli e rappresentanti "politici" della fede cristiano-ortodossa nel grande paese. Dopo quell'evento, il giovane francescano si sentì ispirato a fondare la Milizia dell'Immacolata, per la conversione e santificazione di tutti, specialmente dei massoni, comprendendo come quella in corso fosse in realtà una lotta tra bene e male, tra figli della luce e i figli delle tenebre.

Sergio Basile

La cospirazione e l'anima del Talmud

Roma - Articolo estratto da Chiesa viva n° 125 - Nel 1917, Padre Massimiliano Kolbe fonda la “Milizia dell’Immacolata”. Naturalmente, la sua lotta non fu quella di abbattere le anime del nemico, ma quella di richiamarle e convertirle, per la loro eterna salvezza, e per questo, Padre Kolbe si rivolgeva anche ai suoi nemici. In un suo articolo dal titolo: “Poveretti!!!”, scriveva:

“L’uomo è redento. Cristo ha fondato la sua Chiesa sulla roccia. Una parte del popolo ebreo riconobbe in lui il Messia, gli altri, soprattutto i superbi farisei, non vollero riconoscerlo;
essi perseguitarono i suoi seguaci e diedero il via ad un gran numero di leggi che obbligavano gli ebrei a perseguitare i cristiani.
Queste leggi, insieme a narrazioni e ad appendici, verso il 500, formarono il loro libro sacro, il “Talmud”. In questo libro, i cristiani vengono chiamati: idolatri, peggiori dei turchi, omicidi, libertini impuri, sterco, animali in forma umana, peggiori degli animali, figli del diavolo, ecc. I sacerdoti vengono chiamati indovini e teste pelate (…).
La Chiesa (viene chiamata) casa di scempiaggine e di sporcizia. Le immagini sacre, le medagliette, i rosari, sono chiamati idoli.


Il "libro farisaico" per eccellenza

Nel “Talmud”, le domeniche e le feste vengono denominate giorni di perdizione. In questo libro si insegna, inoltre, che ad un ebreo è permesso ingannare e derubare un cristiano, poiché tutti i beni dei cristiani – vi è scritto – “sono come il deserto: il primo che li prende, ne diviene il padrone”.

Quest’opera che raccoglie dodici volumi e che ispira odio contro Cristo e i cristiani, viene considerata da questi farisei un libro sacro, più importante della Sacra Scrittura.
 

Il libro davvero fondamentale della massoneria

In ricorrenza del Congresso Internazionale dei massoni, che si tenne a Bucarest nel 1926, Padre Kolbe scrisse, in un articolo: «Quei signori (cioè i massoni) credono di essere loro a governare: ascoltiamo, allora, ciò che scrivono i “Protocolli dei Savi di Sion”», documento che Padre Kolbe chiamava: “Il libro davvero fondamentale della Massoneria”. Il Santo scrive: «Il protocollo n.11 afferma: “Noi creeremo e metteremo in atto le Leggi e i Governi (…) e, al momento opportuno, (…) sotto forma di rivolta nazionale. (…).è necessario che le popolazioni, sconcertate dall’avvenuta rivolta, poste ancora sotto l’influenza del terrore e dell’incertezza, comprendano che siamo talmente forti, talmente intoccabili, talmente pieni di potere che in nessun caso terremo conto delle loro opinioni e dei loro desideri, ma, anzi, siamo in grado di schiacciare le loro manifestazioni in ogni momento e in ogni luogo (…). Allora, per paura, chiuderanno gli occhi e rimarranno in attesa delle conseguenze. (…). A quale scopo abbiamo ideato e imposto ai massoni tutta questa politica, senza dare ad essi la possibilità di esaminarne il contenuto.

Questo è servito di fondamento per la nostra organizzazione massonica segreta (…) la cui esistenza neppure sospettano queste “bestie” da noi adescate nelle logge massoniche».


Giustizieremo i massoni!

Padre Kolbe, a questo punto, si rivolge ai massoni dicendo: «Avete sentito, signori massoni? Coloro che vi hanno organizzato e vi dirigono segretamente, gli ebrei, vi considerano delle bestie, attirate nelle logge massoniche per scopi che voi neppure sospettate (…). Ma sapete, signori massoni, che cosa vi attende il giorno in cui vi verrà in mente di incominciare a pensare da soli? Ecco, ascoltate: il medesimo protocollo prosegue affermando: 
«La morte è l’inevitabile conclusione di ogni vita. (…). Giustizieremo i massoni in modo tale che nessuno, (…) potrà avere dei sospetti, neppure le stesse vittime: moriranno tutti nel momento in cui ce ne sarà bisogno, apparentemente per effetto di malattie comuni (…)».

E il Santo continua: 
«Signori massoni, voi che, recentemente, durante il Congresso di Bucarest, vi siete rallegrati del fatto che la Massoneria si sta rafforzando ovunque, riflettete e dite sinceramente: non è meglio servire il Creatore nella pace interiore (…), piuttosto che obbedire agli ordini di chi vi odia?».

Kolbe ai capi incogniti della Massoneria

San Massimiliano si rivolge, infine, ai Capi Incogniti della Massoneria con queste parole: «E a voi, piccolo manipolo di ebrei, “Savi di Sion”, che avete provocato coscientemente già tante disgrazie e ancora di più ne state preparando, a voi mi rivolgo con la domanda:

quale vantaggio ne ricavate? (…). Gran cumulo di oro, di piaceri, di svaghi, di potere: tutto questo non rende ancora felice l’uomo. E se anche questo desse la felicità, quanto potrà durare? Forse una decina di anni, forse una ventina(…). E poi?…
E voi, capi ebrei, che vi siete lasciati sedurre da Satana, il nemico dell’umanità, non sarebbe meglio se anche voi vi rivolgeste sinceramente a Dio?».


L'Immacolata vi schiaccerà il capo!
                       

In un altro articolo del 1926, Padre Kolbe, sempre citando i “Protocolli dei Savi di Sion” scriveva: «Essi dicono di se stessi: “Chi o che cosa è in grado di far crollare una forza invisibile? La nostra forza è appunto di questa natura. La “Massoneria esterna” serve solo per nascondere i suoi scopi, ma il piano d’azione di questa forza sarà sempre sconosciuto alla gente». Ma il Santo sottolinea con sottile ironia: «Noi siamo un esercito, il cui “Condottiero” vi conosce ad uno ad uno, ha osservato e osserva ogni vostra azione, ascolta ogni vostra parola, anzi… nemmeno uno dei vostri pensieri sfugge alla sua attenzione. Dite voi stessi: in tali condizioni, si può parlare di segreto nei piani, di clandestinità e di invisibilità?». E qui, Padre Kolbe rivela il nome del “Condottiero” del suo esercito: «è’ l’Immacolata, il rifugio dei peccatori, ma anche la debellatrice del serpente infernale. Ella vi schiaccerà il capo!».

Tratto da Chiesa viva n° 125.

domenica 6 maggio 2018

Asservimento bipartisan in USA agli interessi degli ebrei

Aviva Sufian 95236(Membri della delegazione presidenziale degli Stati Uniti al 70° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, da sinistra a destra - Inviato speciale per i servizi per i sopravvissuti all'olocausto degli Stati Uniti presso il Dipartimento della salute e dei servizi umani Aviva Sufian. Credito immagine: U.S. Department of State/ flickr)

La maggior parte degli americani è certamente inconsapevole delle molte disposizioni a beneficio di Israele e degli interessi ebraici più in generale che sono state inserite nella legislazione del governo degli Stati Uniti e nelle linee guida procedurali. I sopravvissuti all'Olocausto, in cui vengono inclusi tutti  gli ebrei che vivevano in Europa nel 1945, ad esempio, sono esentati dall'obbligo di pagare le tasse sui risarcimenti ricevuti dalla Germania. Tutti gli altri americani sono soggetti a imposte sul reddito su tutte le entrate, indipendentemente dalla fonte. Poiché questi risarcimenti non contano come reddito, questi stessi non sono inclusi nel calcolo del reddito per le prestazioni come l'assistenza sanitaria, nel senso che un sopravvissuto ebreo può avere un reddito relativamente alto e ricevere comunque benefici effettivamente destinati a coloro che sono indigenti.

Nel gennaio 2014 l'amministrazione Obama ha nominato Aviva Sufian come primo inviato speciale dell'amministrazione nazionale per i servizi per i sopravvissuti all'olocausto. Il suo compito era di attuare una politica che stabilisse "... che i sopravvissuti all'Olocausto dovrebbero invecchiare rimanendo dove sono ed evitare di essere ricoverati per le cure istituzionali che i fornitori di servizi sanitari e governativi generalmente raccomandano agli infermi". Ciò significa fornire benefici speciali ai sopravvissuti che altri americani non ricevono, e includere costose cure a domicilio pagate dal contribuente. Il Dipartimento di Stato ha anche un inviato speciale per identificare e combattere l'antisemitismo, che "promuove la politica estera USA sull'antisemitismo", qualunque cosa questo significhi, la lotta all'antisemitismo non è una politica estera e non si vede proprio come possa essere considerata un interesse
vitale nazionale degli Stati Uniti.

L'asservimento agli interessi ebraici è diffuso nel governo federale ed è bipartisan. Israele ha un grosso surplus commerciale con gli Stati Uniti perché ha libero accesso al mercato degli Stati Uniti e può anche partecipare ai contratti governativi, un privilegio normalmente offerto solo agli alleati della NATO. Inoltre, Washington paga il conto di oltre il 20% della spesa per la difesa israeliana, permettendo così a Israele di usare i dollari americani pagati dai contribuenti per comprare armi dalla propria industria della difesa, che compete con quella degli Stati Uniti.
In effetti, nell'ultimo anno è stato prodotto un fiume di legislazione favorevole a Israele e ad alcune questioni relative agli ebrei, anche senza un reale interesse nel merito per gli altri americani. Al contrario, gran parte della legislazione in realtà nega a cittadini e residenti i diritti costituzionali alla libertà di parola e alla libertà di associazione. La legge più recente a beneficio di Israele e che punisce la schiera di nemici di Israele è stata inserita nella legge di spesa omnibus che è stata firmata il 23 marzo. Israele ha ricevuto denaro aggiuntivo per la sua "difesa" mentre i palestinesi hanno visto un taglio drastico del denaro per aiutare i rifugiati in Medio Oriente sia verso l'Autorità Palestinese che verso le Nazioni Unite. 

Ventiquattro stati stanno ora richiedendo dichiarazioni di impegno a non boicottare Israele da quei cittadini e organizzazioni che ricevono finanziamenti governativi o addirittura a chi cerca un impiego nel governo locale. Inoltre due proposte di legge al Congresso cercano di definire come antisemitismo qualsiasi critica a Israele. Il 12 dicembre 2017, la Camera dei Rappresentanti ha approvato l'Atto sulla Consapevolezza per l'Antisemitismo con 402 voti favorevoli e solo due membri libertari del Congresso che hanno votato "no". Anche la "Legge Contro il Boicottaggio di Israele" che si sta facendo strada attraverso il Congresso a livello nazionale supera di gran lunga quello che sta accadendo a livello statale e stabilirà un nuovo standard per deferenza agli interessi israeliani da parte del governo nazionale. Essa criminalizzerebbe qualsiasi cittadino statunitense "impegnato nel commercio interstatale o estero" che sostenesse un boicottaggio di Israele o che addirittura come recita "richiedesse informazioni" a riguardo, con sanzioni applicate attraverso la modifica di due leggi esistenti, l'Export Administration Act di 1979 e l'Export-Import Act del 1945, che include potenziali multe tra $ 250.000 e $ 1 milione e fino a 20 anni di carcere.

Abituato come sono a conoscere gli ultimi trucchi israeliani per guadagnare denaro e altre forme di sostegno da parte del contribuente americano, sono stato recentemente scioccato nel leggere un caso in cui un dipendente del governo statunitense è stato licenziato per aver rivelato informazioni che avrebbero potuto mettere in imbarazzo il Stato ebraico. Grant Smith dell'Institute for Research Middle Eastern Policy (IRMEP) riporta come l'ex specialista della politica nucleare di Los Alamos National Lab James Doyle sia stato licenziato dopo aver scritto un articolo per l'International Institute for Strategic Studies, dove affermava che "Le armi nucleari non scoraggiarono ... l'Iraq dall'attaccare Israele durante la Guerra del Golfo del 1991." L'articolo era stato autorizzato per la pubblicazione, ma un membro del personale del Congresso non identificato lo individuò e si lamentò. Fu fatta una seconda revisione e "a Doyle venne tagliato lo stipendio, fu analizzato il suo computer di casa e fu licenziato".

Il crimine di Doyle fu quello di infrangere la "regola legislativa" secondo cui nessun dipendente del governo federale può confermare che Israele possieda armi nucleari. La regola è ridicola poiché l'esistenza dell'arsenale nucleare israeliano è ben attestata, anche da Colin Powell, che ha confermato che "Israele possedeva oltre 200 armi nucleari puntate contro l'Iran". Powell rilasciò la dichiarazione quando non era più dell'ufficio, ma anche il senatore dei "prima Israele" Chuck Schumer ha confermato l'esistenza dell'arsenale senza conseguenze.

Il motivo dell'alta sensibilità israeliana sull'argomento delle sue armi nucleari è l'emendamento Symington nella sezione 101 della legge statunitense sul controllo delle esportazioni di armi del 1976 che vieta gli aiuti a qualsiasi paese straniero che abbia armi nucleari e non abbia firmato il Trattato di non proliferazione nucleare. Il che significa che gli aiuti annuali ad Israele per 3,1 miliardi di dollari potrebbero essere in pericolo se Washington dovesse applicare le proprie leggi, sebbene non sia immaginabile che il presidente Donald Trump o il Procuratore generale prenderanno mai le misure necessarie per farlo.

Un altro interessante atto di legge consiste nei cosiddetti Leahy Emendments, che vietano al Dipartimento di Stato e al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti di fornire assistenza militare a unità di sicurezza straniere che violano i diritti umani "impunemente". I numerosi e brutali assalti israeliani a Gaza, incluso quello in corso in cui vengono sparati e uccisi dimostranti disarmati, è un caso da manuale per l'applicazione dei Leahy
Emendments, ma, naturalmente, non lo saranno mai. Perfino il senatore Patrick Leahy, che ha presentato il disegno di legge su cui si basano, tace quando si parla di Israele, come fa l'intero governo degli Stati Uniti e i media mainstream dominati dai sionisti.

Fonte: ahtribune


AUTORE

mercoledì 25 aprile 2018

Un bambino che si aggrappa al suo padre assassinato non farà sicuramente notizia in occidente riguardo la guerra nello Yemen.

Boy clinging to his dead father won't become face of Yemen war for millions in the West (GRAPHIC) 
Un'immagine straziante ripresa dopo il bombardamento da parte saudita di un matrimonio in Yemen, domenica scorsa, mostra un ragazzino aggrappato al corpo del suo padre ucciso. Ma è sicuro che questo bambino non diventerà il volto della guerra nei media mainstream.

Foto e riprese sono state scattate dopo l'esplosione, avvenuta in un remoto villaggio della provincia nordoccidentale di Hajjah. Dall'apparente età di sette o otto anni, il ragazzo si aggrappa al corpo di un uomo, afferrando la sua camicia e ripetendo "no, no, no" mentre i soccorritori cercano di portarlo via. La gente intorno ha detto a Ruptly che il ragazzo insisteva che il suo padre ucciso stava solo dormendo, e presto si sarebbe svegliato e lo avrebbe portato al loro villaggio natale non lontano da quello che era stato bombardato.

Molto probabilmente è rimasto lì per ore, a giudicare dal modo in cui alcune immagini sono state scattate di notte e altre al mattino. Un cameraman Ruptly ha detto che il corpo del padre è stato l'ultimo ad essere rimosso dalla scena, e il ragazzo è rimasto con lui fino alla fine.



Una piccola previsione. Questo ragazzo non comparirà in prima serata nei media mainstream, indipendentemente da quanto strazianti siano la sua piccola figura e la sua inutile sfida. Nessuna giornalista ben pagata con un trucco perfetto racconterà con voce lacrimosa come non riesca a guardarlo. Nessun corrispondente affronterà il ministro degli Esteri saudita, mostrandogli le immagini, dicendo: "Questo è un crimine di guerra, signore." Al Consiglio di sicurezza dell'ONU, la sua tragedia non sarà usata per denunciare un regime criminale, che uccide i civili impunemente.







Un bambino deve essere vittima di un bombardamento in un altro paese per ottenere questo tipo di attenzione in Occidente. Da qualche altra parte, dove le bombe che uccidono i civili non sono fornite dagli Stati Uniti o dal Regno Unito. Dove ovvi segnali di malnutrizione non sarebbero un'accusa silenziosa contro l'Arabia Saudita, che blocca la fornitura di cibo, medicine e carburante alle persone che si oppongono all'invasione. Bisogna essere in Siria, non nello Yemen.Sembra che l'MSM abbia un approccio molto selettivo nei confronti delle vittime minorenni della violenza militare, secondo cui molti semplicemente non sono degni di comprensione e copertura mediatica. Una zona cieca copre la Striscia di Gaza, dove i bambini sono stati feriti e uccisi la scorsa settimana da soldati israeliani che presidevano il muro di confine. O la zona orientale ribelle dell'Ucraina, dove i bambini sono stati uccisi dai bombardamenti a dozzine nel 2014, quando le autorità post-golpe a Kiev hanno schierato l'esercito per riportare i ribelli sotto i tacchi. O in qualsiasi altro posto nel mondo, dove la violenza è commessa dal "lato giusto".La cinquantina uccisa al matrimonio yemenita è stata semplicemente aggiunta alle statistiche della guerra, per poi arrivare all'ultima relazione dell'ONU o di Amnesty International. È improbabile che questi 50 morti influenzino la capacità dell'Arabia Saudita di acquistare armi occidentali, di ricevere l'intelligence occidentale per gli attentati o di fare rifornimento di carburante in volo per i bombardamenti.Bisognerebbe chiedersi cosa diventerà quel bambino da grande. 

Alexandre Antonov, RT

Fonte: RT

lunedì 9 aprile 2018

ISRAELE E’ ENTRATA IN “TERMINATOR MODE”

 
Dunque sono stati caccia F-15 di Israele a colpire – con 8 missili – la base aerea siriana  tra Homs e Palmira.  Lo ha confermato  il ministero russo della difesa,  ed è  la prima volta che Mosca accusa Israele.  Secondo la Russia,  degli otto missili, 5 sono stati intercettati dall contraerea  siriana, tre sono caduti  nella parte occidentale della base aerea. Il governo di Damasco parla di “martiri e feriti”, mentre i russi non confermano  i morti.  Gli ebrei avrebbero sparato stando nello spazio aereo libanese.  L’hanno fatto apparentemente all’insaputa degli americani, o almeno al Pentagono, che alle prime notizie ha fatto una dichiarazione ufficiale: “il Dipartimento della Difesa non sta conducendo attacchi aerei in Siria”, ha detto il Pentagono a Reuters in una dichiarazione. “Tuttavia, continuiamo a guardare da vicino la situazione e sostenere gli sforzi diplomatici in corso contro i responsabili che usano armi chimiche, in Siria o in altro modo“.
Notevole come poche ore prima   dell’attacco,  governanti israeliani erano già entrati nel pieno delirio, incitando al sangue gli americani e  lo stato ebraico  allo sterminio, prendendo come scusa  l’inesistente attacco al cloro di Goutha.  “Assad è l’angelo della morte, il   mondo sarà migliore senza  di lui”, così Yoav Galant,  ministro dell’edilizia (ossia il costruttore degli insediamenti illegali) ed ex generale. Gilad Erdan, ministro degli affari strategici,ha incitato gli americani ad aumentare il loro intervento in Siria. Anche Isaac  Herzog, il caspo dell’opposizione (Sic), ha incitato Washington a “attuare azioni militari decisive” contro la Siria.  Una frenesia che rivela la  “narrativa ebraica” nell’inesistente attacco al gas di Goutha, ma rivela, ancor più, il pericoloso stato d’animo a cui l’intero Israele è in preda – governanti e governati. Lo ha  già segnalato con allarme il giornalista Gideon Levy.
A  Gaza, sedici morti ammazzati un giorno, 10 l’altro, migliaia di feriti da colpi d’arma da fuoco. Ma la Goracci – e l’intera Rai –  non piange sulla strage che gli israeliani stanno perpetrando contro i palestinesi di Gaza, da giorni ormai. La Goracci piangeva sui bambini  di Aleppo e di Goutha, facendo i suoi servizi da Istanbul, piuttosto distante dal terreno.  La Rai non l’ha mandata a Gaza.  Ci sono  altri giornalisti a Gaza, di tutt’altro genere, inglesi  ed anche ebrei, che raccontano da testimoni oculari.

Dum-dum contro i manifestanti  inermi

Raccontano tanto che Youtube ha censurato in 28 paesi il  video  in cui Max Blumenthal ha documentato  dal vivo le  violenze dei soldati ebraici: violenze di una crudeltà estrema e deliberata,volta a storpiare ed invalidare per sempre  i sopravvissuti.  Blumenthal  li ha accusati di usare proiettili dum-dum, che si frammentano dentro il corpo  – sono armi vietate anche negli eserciti, e Giuda le usa contro  manifestanti civili. I  comandi israeliani hanno dapprima risposto con un tweet quasi incredibile: “tutto vien condotto in modo accurato e misurato, sappiamo dove finisce ogni singolo proiettile”. Poi hanno cancellato il tweet ed operato tramite lobby per far censurare il video  su YouTube. La ADL (Anti-Defamation League  of B’nai B’rith, storico braccio della lobby israeliana) ha creato due gruppi di sorveglianza  per bloccare  la verità su Israele sterminatrice, lo “Anti-cybergate working group”, contro “i messaggi d’odio sui social“   (li chiama così anche la Boldrini),  e il Programma Trusted Flagged  per sopprimere le notizie sgradite da  YouTube.
https://www.adl.org/news/article/about-adls-work-combating-cyberhate-and-countering-violent-extremists-online
Ovviamente Facebook, appena sono cominciati le manifestazioni a  Gaza,  ha subito cancellato gli account  di quasi tutti i militanti palestinesi in grado di riferire, in inglese o altra lingua occidentale, quel che sta avvenendo. Il governo israeliano ha lodato la buona volontà di Facebook: ha risposto favorevolmente “al 95% delle richieste” di censura negli ultimi quattro mesi.  Lo ha rivelato il giornalista Green Greenwald , che  no,  non è Goracci.
https://theintercept.com/2017/12/30/facebook-says-it-is-deleting-accounts-at-the-direction-of-the-u-s-and-israeli-governments/
Jonathan Cook, giornalista britannico che riferisce da Nazaret, ha elencato “qualche esempio” recente in cui l’esercito israeliano ha coperto i suoi crimini  e le sue crudeltà gratuite con menzogne.  Parla di “un bambino, che era stato orribilmente ferito dai soldati, ed è stato  successivamente  arrestato per indurlo,  terrorizzandolo, a firmare una falsa ammissione che  s’era ferito in un incidente con la bicicletta.   Un uomo sparato a bruciapelo, poi picchiato selvaggiamente da una banda di militari e lasciato morire dissanguato, è stato fatto passare come morto per inalazione di gas lacrimogeno.
Ai primi di marzo, “ufficiali israeliani hanno ammesso   davanti a un tribunale militare che l’esercito aveva picchiato e bloccato un gruppo di giornalisti palestinesi come parte di una politica esplicita di impedire ai reporter di coprire gli abusi commessi dai suoi soldati.
Juliano Mer-Kamis, attore ed attivista, che nonostante le sue origini arabo-cristiane entrò volontario nell’armata israeliana come parà, ha raccontato che negli anni ’70 era stato incaricato di portare “un borsone pieno di armi”  nelle incursioni al campo profughi di Jenin. Quando i soldati uccidevano donne o bambini palestinesi, egli piazzava un’arma presa dal borsone accanto al corpo. Una volta, quando   dei soldati giocando con un lanciarazzi a spalla spararono contro un asino e la dodicenne che lo cavalcava,  a Meir-Khamis fu ordinato di mettere degli esplosivi sui loro resti.
Tutto ciò già avveniva, sottolinea Cook, molto prima che scoppiasse la rivolta di massa e semi-permanente dei palestinesi contro i  loro carcerieri e torturatori, anche risale agli anni ’80.  Fino a pochi anni fa,  prima dei social,  le documentazioni filmate delle atrocità giudaiche contro la popolazione erano  descritte ai giornalisti esteri dal  governo israeliano come “Palliwood”, la Hollywood dei palestinesi. Ora  è un po’ più difficile. Diventa sempre più chiaro il metodico svilupparsi della narrativa ebraica  sulle atrocità. Esempio: ancora ai primi di marzo  Mohammed Tamimi, 15 anni, è stato strappato dal suo letto da un raid notturno dell’esercito israeliano. Perché?   “Nello scorso dicembre, il ragazzino  i soldati israeliani gli avevano sparato al volto durante un’invasione del suo villaggio di Nabi Saleh. I medici gli hanno salvato la vita, ma gli è rimasta una testa deforme e una sezione del cranio mancante”.
Momamed Tamimi, 15 anni. Lo hanno arrestato per fargli firmare che lo ha ridotto così un incidente di bicicletta.
Il glorioso Tsahal voleva far sparire Mohammed che con le sue deformità era diventato un atto d’accusa vivente della loro crudeltà. La cosa  era diventata nota a livello internazionale perché la cugina di Mohamd, la sedicenne Ahed Tamimi, ha schiaffeggiato in diretta video uno dei soldati  che erano entrati in casa sua. Bionda e graziosa,   Ahed è diventata  virale sui social come eroina-bambina della resistenza palestinese. Da qui in poi, la “narrativa ebraica”  s’è imballata.  S’è saputo che Michael Oren, vice-ministro Esteri (ha doppia cittadinanza americana), aveva costituito una commissione segreta   per cercare di dimostrare che Ahed era in realtà un’attrice pagata, come del resto tutta la sua famiglia, per proiettare una cattiva immagine di Sion. Mentre Ahed  è stata sbattuta in galera  – in un tribunale militare –  come “terrorista” e provocatrice, il cugino Mohamed, benché ancora  malato grave, è stato sequestrato, trascinato in cella e sotto posto agli interrogatori terrorizzanti per fargli firmare (!) una confessione che la sua faccia era stata ridotta così non dai fucili d’assalto di Sion, ma perché caduto dalla bicicletta.  Ai genitori è stato negato di vedere il piccolo prigionieri;   anche l’accesso di un avvocato è stato negato. Altri parenti del ragazzino sono stati sequestrati, sempre con l’accusa di terrorismo. Yoav Mordechai, il generale responsabile delle attività (repressive) israeliane nei territori occupati, ha dichiarato ai media israeliani che  le ferite di Muhammad erano “fake news”, parte di una  “cultura della menzogna e dell’istigazione” palestinese. Ciò, nonostante che tutta la documentazione ospedaliera, comprese le scansioni cerebrali, oltre a testimoni oculari, confermino che il ragazzino è stato  colpito al volto da proiettili israeliani. In realtà scrive Cook, “sono centinaia i bambini sulla linea di produzione di incarcerazione israeliana  che  ogni anno devono firmare  confessioni – o patteggiamenti  – come quello fatto firmare a Muhammad, per ottenere riduzioni della pena di carcere; dai tribunali con tassi di condanna quasi del 100%.”.  Similmente, la ripresa  video mandata in onda da CCT h dimostrato la falsità diffusa da Israele sulla morte di  Yasin Saradih, 35 anni, sparato a bruciapelo durante un’invasione di Gerico, poi ferocemente picchiato dai soldati mentre giaceva ferito e lasciato morire dissanguato; avevano detto appunto che era morto per i gas inalati.  Del resto, Amnesty International ha denunciato, non più tardi dello scorso  febbraio, “ che molte delle decine di palestinesi uccisi nel 2017 sembrano essere  stati  vittime di esecuzioni extragiudiziali”.

“Stuprare Ahed!”

EAhed Tamimi?  Presa da casa sua alle 4 del mattino e  ammanettata, è in un carcere militare, viene sottoposta ad interrogatori in cui i  militi   le dicono: “Sei bionda, hai gli occhi azzurri”,con un tono che  ha fatto scrivere alla sua avvocata, Gaby  Lasky,  una nota diretta al Ministero della Giustizia  per avvertire che questo poteva preludere al peggio. Di fatto, l’idea di stuprare la ragazzina corre sui media israeliani suscitando un vero delirio erotico  mescolato  all’odio razziale. Ha cominciato Ben Caspit, importante giornalista israeliano, su JJSNews, che si definisce “il primo sito israeliano in lingua francese in termini di audience”, a buttarla lì. “Quanto alle ragazze di Nabi Salah (il villaggio di Ahed Tamimi), il prezzo dovrebbe essere percepito  in un’altra occasione,  nel buio, senza testimoni né telecamere”.  I commenti  dei lettori, diluviali, coprono tutto il campo delle più estreme fantasie sessuali di cui dispone al narrativa ebraica; per  lo più irriferibili.

Ci limitiamo ad  alcuni, diciamo, i più argomentati: “Il possesso delle donne del nemico vinto è una regola assoluta!” – “Sì, è solo una minima punizione rispetto alle   loro male azioni! Hanno osato   sfidare Tsahal, Sì, violarle!”. “Sono d’accordo con Ben Caspit, bisogna violentarle   senza testimoni e telecamere”. Ciò ha indotto il giornalista Maxime Vivas, che scrive sul  giornale online (comunista…) La Grand Soir, a spulciare altri articoli del “primo sito israeliano in lingua francese”  – ed ha notato l’uso impune di un linguaggio che  sarebbe bollato come antisemita e persino nazista se lo usassero i goy.  “Una shoah per i palestinesi” (Matan Vilnaï,  viceministro per la Difesa, 2008..): ha detto Shoah.  la “Pulizia Etnica dei cittadini   arabi  in Israele  è stata  preconizzata dal ministro Avigdor Liberman,  ha detto proprio etnica”. Il vicesindaco di Gerusalemme  ha  definito i palestinesi “animali” (sappiamo che lo dice il Talmud), il ministro della istruzione Neftali Bennet, a proposito della sedicenne Ahed: “Dovrebbe finire i suoi giorni in  prigione”.
Il tipico, equilibrato senso di giustizia ebraico. Gideon Levy riporta che mentre “i cecchini dell’esercito israeliano  abbattono dei manifestanti come se si trovassero al poligono di tiro, sono salutati dai media e dalle masse con concerti di giubilo. E’ ciò che la nazione chiede, e che sa ottenendo.  Anche se i soldati uccidono centinaia di manifestanti a Gazza, Israele non  farà una  piega”.   Levy giunge a dire che la stessa posizione di Netanyahu si sta rafforzando perché questo massacro  “realizza i loro desideri. Ciò che vogliono, è il sangue e le espulsioni” degli immigrati africani.  “Quelli di Gaza e gli eritrei sono una sola ed unica cosa”; scrive: “dei sub-umani. Non hanno alcun diritto e la loro vita non vale nulla”.  Il titolo di Gideon Levy, solitario eroe della verità,   oggi il giornalista più odiato in Israele, è: “Non è Netanyahu. E’ la nazione”.

https://www.haaretz.com/opinion/.premium-this-is-the-nation-1.5976946
E’ la nazione ebraica che è preda della sua sete di sterminio, di eliminazione fino all’ultimo superstite nemico immaginario.
Come sappiamo, questa  fame di sterminio è   coltivata e raccomandata nella Torah, dall’ordine di cancellare “la memoria di Amalek da sotto il cielo”  (Deuteronomio  25, 19) al Libro di Ester: dove questa concubina di un re persiano lo manipola fino al punto da fargli firmare un editto imperiale che permette agli ebrei – minacciati da un primo ministro inventato, Haman,  prototipo di antisemita –  di far impiccare Haman,e (su richiesta della concubina insaziabile) i suoi dieci figli; gli ebrei “esultano di gioia e poi si abbandonano a un tremendo eccidio nei confronti dei loro nemici, non solo cittadini comuni, ma anche governatori e satrapi delle province: il massacro si scatena a Susa e nelle altre città persiane e travolge anche i dieci figli di Haman, che vengono a loro volta appesi al patibolo. Assuero chiede ad Ester che cosa possa fare ancora per lei, e la donna gli chiede un altro giorno di tempo, affinché le stragi possano proseguire: il terrore di pagani è così grande che molti di essi decidono di convertirsi al giudaismo per il terrore della morte”.  Gli ebrei celebrano la strage  dandosi all’ubriachezza “fino a non distinguere più chi è Haman (il nemico) e chi Mardocheo (il loro eroe sterminatore)”. Insomma tanto da affondare nella sbornia la coscienza.   E’ questa l’origine della festa di Purim: una festa del vino nuovo celebrata da tanti popoli mediterranei, che nell’ebraismo diventa una festa dello sterminio. https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42394
Bisogna riconoscerlo.
Ogni volta che gli ebrei hanno “comandato nel mondo”- per  lo più da dietro, come suggeritori della superpotenza dell’epoca – hanno   esercitato il loro potere  come genocidio.  Dalla persecuzione di Nerone (“gestito” dalla giudaizzante Poppea) che ha  sterminato   migliaia di  cristiani con raffinata crudeltà, fino alla strage di Mamilla  614, quando Gerusalemme fu conquista dai Sassanidi . Costoro  – grati perché gli ebrei di Babilonia   li avevano aiutati a vincere i bizantini – lasciarono che gli ebrei governassero  sulla città (“Regno  ebraico di Gerusalemme”, 6014-619), ed essi come prima azione  del loro ritrovato potere fecero quel che un testimone oculare descrisse così: «Gli ebrei riscattarono i cristiani dalle mani dei soldati persiani, pagando un alto prezzo, e li massacrarono con grande gioia alla Piscina di Mamilla, che si riempì di sangue». Gli ebrei fecero strage di 60.000 cristiani palestinesi solo a Gerusalemme. La popolazione del mondo era allora di circa cinquanta milioni di persone, un centesimo della popolazione attuale.  Nel 1915,  quando i Giovani Turchi (ossia i laicisti cripto-giudei Dunmeh) presero il potere  sull’impero ottomano con un colpo di Stato, organizzarono anzitutto  il genocidio degli armeni, i quali per gli ebrei  (anche quelli “ortodossi”)  erano “Amalek di questa generazione”, da cancellare totalmente:  e furono, in pochi mesi, quasi due milioni di morti. http://www.storiainrete.com/10206/rassegna-stampa-italiana/i-giovani-turchi-la-massoneria-gli-armeni-le-ragioni-dellodio/
Donne armene crocifisse (a Deir Ezzor) durante il governo della giunta Dunmeh.


La rivoluzione bolscevica come instaurazione del “paradiso il terra” giudaico è stata completamente lumeggiata ad Solgenitsin (Due secoli insieme) e da Gianantonio Valli (Giudeobolscevismo):  ebrei erano i capi bolscevichi,  nella polizia politica entrarono mezzo milione di ebrei, ebrei furono i grandi gestori dei campi di concentramento. Il risultato fu quello che  “dell’impresa bolscevica non resta e non resterà altro che un  immenso mucchio di cadaveri torturati, l creazione inaugurale del totalitarismo,il pervertimento del movimento operaio internazionale, la distruzione del linguaggio  e la proliferazione nel pianeta di una quantità di regimi di schiavitù sanguinaria” (Cornelius Castoriadis)
Giudeobolscevismo
Opere del regime giudeo-bolscevico.

sabato 7 aprile 2018

SIRIA - Ci è passato l’anglo-sionismo

SIRIA

ONORE A YASSER MURTAJA! MARTIRE DELLA VERITA' E DEL GIORNALISMO, ASSASSINATO DA ISRAHELL!

Yasser Murtaja era un reporter dell'Agenzia Al-Ayn (L'Occhio), un gruppo di coraggiosissimi giornalisti della Striscia di Gaza.

Come aveva già fatto la settimana scorsa, si era recato a documentare il secondo venerdì di manifestazioni della popolazione del ghetto assediato da israhell, sapendo benissimo quel che avrebbe rischiato.

Mentre si trovava vicino a Khuza'a, nel Sud della Striscia, é stato colpito da un cecchino sionista.
Ovviamente non stava "tirando sassi" né "bruciando copertoni" (come se queste cose giustificassero l'omicidio a sangue freddo).

E' morto poche ore dopo.

Yasser Murtaja voleva che il pubblico conoscesse il più precisamente possibile le atrocità di Tel Aviv e fedele alla sua missione fino all'estremo l'ha adempiuta fino a dare la vita proprio a causa di quelle atrocità.

Egli é un martire dell'informazione e costituisce un esempio di cui chiunque si occupi di comunicazione e giornalismo non potrà non considerare come modello e fonte di ispirazione.
PERCHE' NESSUN CONTROLLO SIONISTA DEI MASS MEDIA PUO' SOFFOCARE LA VERITA', la Verità a cui anche chi scrive ha deciso di consacrare la propria vita e la propria opera.

lunedì 2 aprile 2018

Il Presidente libanese Michel Aoun: "Il giogo sionista sui luoghi santi cristiani offende e soffoca il loro valore spirituale!"


Il Presidente Michel Aoun
, in un messaggio augurale inviato ai Cristiani che festeggiano oggi la Pasqua ha espresso la speranza che, come il Cristo si é sacrificato per salvare l'Umanità e poi é Risorto, nel prossimo futuro si potrà assistere alla salvezza e alla resurrezione del Libano.

"Celebrando la vittoria di Cristo sulla morte, ci permettiamo di augurare una resurrezione anche per la nostra patria", ha articolato l'Ex-generale visitando il Cardinale Al-Rai a Bkirki.

Ma Aoun ha anche accennato alle sofferenze dei Cristiani di Palestina, aggiungendo:


Il controllo sionista dei siti sacri cristiani a Gerusalemme offende e soffoca lo spirito che dovrebbe emanarsi da essi verso tutti i Cristiani del mondo; speriamo che la Chiesa del Santo Sepolcro non debba ancora troppo a lungo soffrire questo giogo umiliante".

A Latakia la popolazione cristiana festeggia la Pasqua in lietezza e tranquillità! Auguri a tutti i Siriani!

Un'altra Pasqua é arrivata.

Per Latakia (Laodicea) é stata un'altra Pasqua di pace e tranquillità, in cui la consistente popolazione cristiana ha potuto celebrare i riti, ritrovarsi con parenti e amici, godendo del calore degli affetti e della lietezza dell'occasione grazie alla sicurezza fornita dalle forze dell'Esercito Arabo Siriano e dalle agenzie d'intelligence del Governo.

Questa Pasqua é particolare perché dal 2011 mai una percentuale tanto grande di territorio siriano è stata sotto il controllo del Governo legittimo.

Siamo infatti all'87 per cento.

Fidiamo, che, per la Pasqua 2019, la percentuale sarà arrivata al 100.

AUGURI A TUTTI I SIRIANI!

IL PROBLEMA NON È EUGENIO SCALFARI MA L’UOMO JORGE MARIO BERGOGLIO CARENTE DI PRUDENZA ED EQUILIBRIO MENTALE, CHE PERÒ POTRÀ ESSERE UGUALMENTE UN PREZIOSO STRUMENTO DELLA GRAZIA DI DIO

Tra le varie manifestazioni di grave imprudenza del Sommo Pontefice Francesco I v’è anche l’ostinazione senile a perseverare testardamente ad interloquire con un soggetto pericoloso come Eugenio Scalfari, costringendo poi gli organi ufficiali della Santa Sede a fare la pubblica figura degli utili idioti quando non potendo essi affermare che la Chiesa oggi è in mano ad un perfetto imprudente ed incosciente, si arrampicano sugli specchi per spiegare che l’interlocutore non ha ben compreso, o che quell’incontro era solo un colloquio privato e non un’intervista. Ebbene domando, Signori degli organi ufficiali della Santa Sede: ritenete — beninteso è solo un esempio accademico! —, che dinanzi ad un monarca più pazzo di Re Giorgio III di Hannover, la cosa migliore da farsi sia forse quella di prendere in giro il popolo spiegando ad esso che sono gli altri ad avere equivocato, mentre questi si presentava saltellando vestito della sola camicia da notte bianca nella sala del trono a ricevere i più alti dignitari della Camera dei Lords in visita ufficiale?
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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo
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amicizie pericolose …
Liutprando vescovo di Cremona, agli inizi del X secolo, nel suo De rebus gestis Ottonis Magnis Imperatori, riporta una frase attribuita a questo famoso monarca che sul giovane Pontefice Giovanni XII [Roma 937 – Roma 964], eletto al sacro soglio nell’anno 955 all’età di appena diciotto anni, ebbe a dire:
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«Puer inquid, est, facile bonorum immutabitur exemplo virorum, che tradotto significa: «Il Papa è ancora un ragazzo e si modererà solo con l’esempio di uomini nobili» [testo originale leggibile QUI]
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Da allora ad oggi sono trascorsi più di mille anni, ma ogni tanto la storia riserva delle strane sorprese, ed in modi diversi nella forma, simili però nella sostanza delle diverse persone, purtroppo si ripete. E, come ci insegna la sapienza greca, se l’epico inizio è stato segnato dalla nobile tragedia, la fine — o come nel nostro caso ecclesiale ed ecclesiastico la decadenza irreversibile — è segnata invece da quella satira che tutto quanto annega nel ridicolo. Detto questo preciso: chiunque intenda dissentire da questo dato di fatto, non se le prenda con me, ma con la storia greca, i greci e la loro letteratura. Io mi sono limitato soltanto a riportare un dato di fatto che nessuno studioso che sia veramente competente e serio può in alcun modo negare e smentire.
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Così, nella satira in cui ormai siamo sprofondati, siamo stati scossi proprio all’inizio del Triduo Pasquale  dalle parole pubblicate dal fondatore del quotidiano La Repubblica, che ha attribuito al Sommo Pontefice Francesco I delle espressioni che toccano il cuore stesso del mistero della salvezza:
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«Santità» ― domanda Eugenio Scalfari ― «nel nostro precedente incontro lei mi disse che la nostra specie ad un certo punto scomparirà e Dio sempre dal suo seme creativo creerà altre specie. Lei non mi ha mai parlato di anime che sono morte nel peccato e vanno all’inferno per scontarlo in eterno. Lei mi ha parlato invece di anime buone e ammesse alla contemplazione di Dio. Ma le anime cattive? Dove vengono punite?». A questa domanda il Sommo Pontefice avrebbe risposto: «Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici» [vedere testo, QUI, QUI].
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Pure il più superficiale conoscitore del Catechismo della Chiesa Cattolica capisce che in questa risposta sono racchiuse gravi eresie non formali ma sostanziali. Poco dopo la diffusione del testo — con tutto ciò che questa notizia ha comportato e scatenato nella giornata del Giovedì Santo — giunge la smentita della Santa Sede:
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«Il Santo Padre Francesco ha ricevuto recentemente il fondatore del quotidiano La Repubblica in un incontro privato in occasione della Pasqua, senza però rilasciargli alcuna intervista. Quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa. Nessun virgolettato del succitato articolo deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre» [ testo ufficiale QUI].
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Caravaggio: flagellazione di Cristo alla colonna nel pretorio di Pilato
Pacifico il fatto che la toppa è peggio dello strappo, dato che l’ennesima sberla è giunta comunque sulla faccia dei Christi fideles all’inizio del Triduo Pasquale, mentre il Sommo Pontefice è impegnato in quello che ― e lo dico senza irriverenza ― potremmo definire come il teatrino ideologico bergogliano meglio noto come la sciacquata dei piedi in carcere, fatta indistintamente a uomini e donne, cristiani e non cristiani. Su questo teatrino non intendo ripetermi, ne ho già scritto in passato ed in toni tutt’altro che ironici [vedere articolo QUI]. Basti infatti ricordare che in questo giorno santo, noi presbiteri, festeggiamo la istituzione del Sacerdozio e della Santissima Eucaristia; anche se questo giorno è stato ormai mutato dal Pontefice regnante nel tripudio bergogliano della pedicure al carcerato.
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Reputo purtroppo inutile ricordare al Sommo Pontefice ― che come scrissi di recente non è neppure una psicologia provinciale, poiché appartenente a quella sotto-categoria del provincialismo che è il quartieralismo [vedere articolo QUI] ― che questo gesto contenuto nel Vangelo del Beato Apostolo Giovanni acclamato proprio nella Missa in Coena Domini [cf. Gv 13, 1-15], dal Cristo Signore è compiuto sugli Apostoli scelti come Sacerdoti della Nuova Alleanza e come ministri dispensatori e custodi della Santissima Eucaristia.
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Caravaggio: Cristo coronato di spine
E mentre pel gaudio dei membri del Partito Radicale, nella logica dei quali non sussiste il concetto “povere vittime dei reati”, bensì “poveri carcerati che i reati li hanno commessi” — il tutto secondo la stessa diabolica logica del “povere donne che hanno abortito”, mai invece “poveri bambini uccisi dalle loro madri con l’aborto” —, il Sommo Pontefice ha di nuovo ignorato che nella sua stessa Diocesi di Roma vi sono Vescovi e Presbìteri anziani, infermi e gravemente ammalati, che hanno trascorso le loro esistenze a servire la Chiesa di Cristo e ad essere fedeli dispensatori dei Sacramenti di grazia. Alcuni sono ricoverati in ospedale, altri vivono in strutture clinico-geriatriche perché non più autosufficienti e per questo bisognosi di essere assistiti anche per recarsi semplicemente ai servizi igienici, ammesso vi si possano recare e che non debbano invece espletare i propri bisogni corporali a letto, con l’assistenza che ciò richiede e con tutto il senso di disagio e di umiliazione che questo comporta per qualsiasi essere umano. In ogni caso, ciò che solo importa è che il Sommo Pontefice — che da subito s’è dichiarato proveniente dall’altra parte del mondo e che dopo questo annuncio non ha tardato a cominciare a far cose dell’altro mondo —, vada a sciacquare i piedi a dei giovanottoni in perfetta salute fisica che in carcere non si trovano per ingiustizia, ma perché hanno commesso crimini di vario genere; perché hanno usato violenza verso altri esseri umani, hanno derubato persone dedite all’onesto lavoro, comprese persone che stentano a far giungere le proprie famiglie alla fine del mese, hanno spacciato droga, hanno sfruttato la prostituzione, hanno commesso stupri e via dicendo, ed il tutto, beninteso, con buona pace dei membri del Partito Radicale che inneggiano al ”povero carcerato” ed altrettanta buona pace del Pontefice regnante che va a sciacquare i piedi a questi angeli di Dio.
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A tutti noi il Sommo Pontefice dovrebbe insegnare che Cristo Signore ci esorta dicendo: «ero carcerato e mi avete visitato» [cf. Mt 25, 36]. Cristo Signore non afferma affatto: «ero carcerato e mi avete lavato i piedi», perché i piedi, Cristo Dio, li ha lavati solo agli Apostoli da Lui scelti e da Lui consacrati Sacerdoti della Nuova Alleanza, tutto il resto è da considerare solo una sorta di moderno Vangelo apocrifo che potremmo ragionevolmente titolare “Il Vangelo secondo Jorge Mario Bergoglio”.
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Caravaggio: particolare dei piedi nell’opera Madonna dei pellegrini
È per ciò legittimo chiedersi come mai, il Giovedì Santo, il Pontefice giunto dall’altra parte del mondo che pare anelare a far cose dell’altro mondo, per dare esempio di umiltà e di quello spirito di servizio al quale ci esorta Cristo Signore lavando Egli per primo i piedi ai suoi discepoli ― e si noti, ai suoi discepoli, non ai carcerati né alle puttane di Gerusalemme ―, non si rechi invece presso qualche centro di geriatria a porgere il pappagallo per le orine o la padella per defecare a qualche santo Vescovo e Sacerdote infermo che ha trascorso tutta la propria vita a servire Cristo e la sua Chiesa, non certo a rubare, a stuprare, a lucrare sulla prostituzione ed a spacciare droga come gli angeli di Dio resi oggetto della liturgia bergogliana dello sciacquo annuale dei piedi. Detto questo aggiungo: l’uomo Jorge Mario Bergoglio, giunto dall’altra parte del mondo e di fatto cimentato da cinque anni a far cose dell’altro mondo, alla propria coscienza di uomo e di Successore del Principe degli Apostoli dovrebbe rivolge questa domanda: mentre lui trovava tempo e forse anche diletto a ricevere Eugenio Scalfari, dispensando ad esso un tempo prezioso che da Dio è stato concesso alla Santità di Nostro Signore Gesù Cristo il Sommo Pontefice Francesco I per ben altri scopi e alte missioni, quante volte è stato informato che Vescovi e Sacerdoti, inclusi diversi di sua diretta e stretta conoscenza, erano ricoverati in ospedale, erano stati sottoposti a grandi ed invasivi interventi chirurgici, o che si trovavano in degenza presso i vari centri di riabilitazione e via dicendo a seguire? E quante volte, la Santità di Nostro Signore Gesù Cristo il Sommo Pontefice Francesco I, sebbene informato, si è ben guardato dal prendere il telefono ― del quale da sempre fa ampio uso e abuso ― per rivolgere a costoro un augurio ed un segno di apostolica vicinanza, proprio come fece chiamando persino due figli di Lucifero del calibro di Marco Pannella ed Emma Bonino, invitandoli diversamente a «tenere duro», sebbene non si sappia su che cosa il padre e la madre dell’aborto, dell’eutanasia, delle sperimentazioni genetiche, dell’omosessualismo, del matrimonio tra coppie delle stesso sesso e dei bambini dati ad esse in adozione o dalle stesse acquistati da uteri in affitto, avrebbero dovuto e dovrebbero seguitare a «tenere duro»? [cf. QUI, QUI].
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Caravaggio: il bacio di Giuda
Il tutto a riprova che per la prima volta nella storia ci troviamo a fare i conti con un legittimo Successore di Pietro che rischia di entusiasmare tutti i peggiori nemici di sempre della Chiesa e del Cattolicesimo, salvo creare sconcerto e smarrimento nei Christi fideles, mentre Eugenio Scalfari ― e non solo lui ―, inneggia al Papa rivoluzionario, in coro con quell’altra brutta persona di Antonio Spadaro, che fa da controcanto inneggiando al «leader rivoluzionario» [cf. QUI], entrambi ignari che il concetto di «rivoluzione» e «rivoluzionario» non è applicabile alla Chiesa ed al papato. Farlo comporterebbe infatti confinare la Chiesa per un verso, il papato per altro verso, entro schemi e riduttive logiche socio-politiche tutte quante mondane, legate ad un presente fondato sul tutto e subito e non teso verso alcuna prospettiva escatologica. E fu proprio questo duemila anni fa l’errore di certi giudei, che nel Cristo intendevano vedere quel “rivoluzionario” che li avrebbe liberati dal dominio romano, mentre ben più alta era la sua missione: liberarli dal peccato, sino a divenire l’Agnello di Dio che lava il peccato dal mondo [cf. Gv 1, 29-34]. Tra questi, uno che nel Cristo vedeva un leader di tal fatta, un rivoluzionario, un capo popolo liberatore, ma rimanendo molto deluso nel capire quanto Egli non fosse né intendesse esser tale, era un personaggio noto come Giuda Iscariota, una sorta di socio-politologo alla Antonio Spadaro di venti secoli fa, il quale perlomeno, dopo avere tradito il Divino Maestro, non si mise a lanciare tweet sconclusionati e interviste che sovvertono i principi basilari della ecclesiologia. Infatti, Giuda Iscariota, con un gesto per così dire “coerente” e drammatico s’impiccò, cosa che avvenne perché egli era un giudeo a suo modo “coerente” con la propria totale chiusura alle azioni di grazia del Cristo, non era un gesuita trasformista sulla cresta dell’onda del momento, convinto che questo momento non passerà mai, perché la cosiddetta «rivoluzione» si baserebbe a dire di costoro su dei «mutamenti epocali irreversibili». Ricordiamo infatti al povero Spadaro — ma di passaggio anche al Preposito generale della Compagnia di Gesù Padre Arturo Sosa, dichiaratosi più volte amenamente affetto da orticaria dinanzi alle rigidezze della dottrina — che irreversibili, nella Chiesa di Cristo, sono solo quei dogmi della fede che oggi taluni Giuda vorrebbero reversibili per meglio imporre i propri dogmi umani, talvolta anche apertamente diabolici. Tutto questo in nome della loro celebrata e sfacciatamente dichiarata irreversibilità, costruita su un momento presente che non deve passare, perché è il tutto e subito che a loro interessa, non le cose ultime ed eterne. E queste, a ben pensarci, sono le forme e le espressioni dell’ateismo peggiore: l’ateismo ecclesiastico.
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Della personalità del Sommo Pontefice Francesco I, ad inquietarmi è quella sua grave mancanza di prudenza che solo i ciechi ed acritici sostenitori della giustezza e della opportunità di ogni suo pur minimo sospiro, non vogliono proprio e in alcun modo vedere; così come, per altri motivi più gravi assai, non vogliono vederla i cortigiani ruffiani anelanti all’agognato scatto di carriera, per giungere al quale oggi si sono ammantati di poveri, di povertà, di profughi e di periferie esistenziali. E, tra le varie manifestazioni di grave imprudenza del Sommo Pontefice Francesco I v’è anche l’ostinazione senile a perseverare testardamente ad interloquire con un soggetto pericoloso come Eugenio Scalfari, costringendo poi gli organi ufficiali della Santa Sede a fare la pubblica figura degli utili idioti quando non potendo essi affermare che la Chiesa oggi è in mano ad un perfetto imprudente, si arrampicano sugli specchi per spiegare che l’interlocutore non ha ben compreso, o che quell’incontro era solo un colloquio privato e non un’intervista. Ebbene domando ai Signori degli organi ufficiali della Santa Sede: ritenete — beninteso è solo un esempio accademico! —, che dinanzi ad un monarca più pazzo di Re Giorgio III di Hannover [cf. QUI], la cosa migliore da farsi sia forse quella di prendere in giro il popolo e di trattarlo come un insieme di perfetti cretini ai quali spiegare che sono solo gli altri ad avere equivocato, mentre Sua Maestà si presentava saltellando vestito della sola camicia da notte bianca nella sala del trono a ricevere i più alti dignitari della Camera dei Lords giunti in visita ufficiale? Voi lo capite, Signori degli organi ufficiali della Santa Sede, che siffatta corsa di Giorgio III nella sala del trono in camicia da notte, è cosa meno folle e soprattutto meno imprudente rispetto alla testarda ostinazione da parte del Pontefice regnante a voler in tutti i modi interloquire con un soggetto come Eugenio Scalfari?
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Caravaggio: il rinnegamento di Pietro
Partiamo allora da San Tommaso d’Aquino, tramite il quale possiamo apprendere quanto la prudenza abbia una sua precisa collocazione che procede attraverso una definizione altrettanto precisa: «Prudentia est auriga virtutum» [Summa Th. I-II, q.58 a.5]. La prudenza è il carro che traina tutte le altre virtù cardinali [cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1806], è la genitrix virtutum, la guida e la madre di tutte quante le virtù morali, in assenza della quale nessuna di queste virtù possono giungere a quel loro atto formale e sostanziale che è il retto comportamento virtuoso. Non è affatto sufficiente il desiderio di voler essere giusti e temperanti, perché occorre cogliere e poi seguire quella linea di condotta mediante la quale  si realizzano e si concretano la giustizia o la temperanza. Senza questa azione, che è propria della prudenza intesa come auriga virtutum e genitrix virtutum, le altre virtù rimarrebbero solamente lettera morta, perché non potrebbero esprimersi, non avrebbero proprio come esprimersi, quindi non giungerebbero mai a consolidarsi nella persona rendendola veramente e autenticamente virtuosa, meno che mai giusta.
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Alla scuola dell’Aquinate apprendiamo così che la prudenza non è soltanto la prima tra le virtù cardinali, perché essa, le altre virtù, le guida tutte, in quanto «ratio connectionis virtutum moralium». Dunque la virtù della prudenza possiede questa autonomia dell’ordine morale naturale. In entrambi gli ordini vi è una virtù connettente, cioè una virtù che connette tutte le altre, dà la forma — per così dire — alle altre virtù. E l’Aquinate dice ancora che nelle vicende che riguardano l’operare, in operationibus, o l’agire, in agilibibus, la forma si prende o si desume dal fine. Perciò quella virtù che più da vicino dispone al fine ultimo dell’esistenza umana, è la virtù che dà la forma alle altre virtù e le connette tra loro [su prudenza e connessione, cf. Tomas Tyn, O.P. Lezioni sulla Prudenza, Bologna, 1988].
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Caravaggio: Ecce Homo
L’uomo privo di ragionevolezza si comporta pertanto in modo eccessivo, indugiando alla umoralità ed alla irrazionalità. E, indugiando in questi eccessi, l’uomo privo di ragionevolezza non riesce a moderarsi e ad adeguarsi alla misura ed al reale, sino a cadere per inevitabile e logica conseguenza nello squilibrio e nel surreale, perché l’uomo irragionevole è sempre e di per sé un uomo privo di misura, scisso dalla realtà e quindi povero o privo di equilibrio. Sinceramente, analizzando la personalità ed i fatti, temo che l’uomo Jorge Mario Bergoglio sia carente di equilibrio e che — come ebbi a scrivere oltre un anno fa — «i veri “dubia” sono quelli circa la sua lucidità mentale, però nessuno lo dice» [cf. QUI]. E nessuno lo dice, tra l’esercito di pavidi clericali che imperversa oggi nella Chiesa, pur se i fatti dimostrano che egli crea divisioni spesso anche gravi e drammatiche, non offre al Popolo di Dio certezze ma dubbi, alla chiarezza richiesta dal linguaggio dottrinale preferisce anteporre espressioni ambigue interpretabili a doppio senso, generando in tal modo sbandamento nei Vescovi, nei Presbiteri e nel corpo dei Christi fideles. Accarezza i lupi rapaci, solidarizza e mostra grandi aperture verso le pecore disperse nelle praterie delle eresie luterane, salvo prender poi a bastonate le pecore fedeli rimaste dentro il cattolico ovile. È capace a dire in modo deciso e chiaro “si” o “no”, solo quando si tratta di quegli elementi che vanno ormai letti nell’ambito delle sue nevrosi ossessive: profughi, migranti, poveri ideologici ed ecologia, mentre su tutto l’altro resto, incluse delle norme basate su verità di fede, impera il “forse” e alla fine il peggiore e più devastante “fate voi”. Ha mostrato verso il mondo islamico un ossequio a dir poco improvvido, ha ripetutamente definito l’Islam come religione di pace e di amore, ignorando totalmente, in modo pericolosamente acritico, ch’esso nasce e prende vita da un complesso assembramento di messaggi mescolati assieme da un falso profeta, ed ignora altresì che proprio in virtù dei non pochi figli violenti e assassini che prendono le mosse da questa religione di pace e di amore, tutti i dintorni della Città del Vaticano sono blindati per evitare attacchi terroristici. Ignora altresì che la storica Via della Conciliazione, ininterrottamente aperta dal 1929 sino ai giorni recenti, è stata chiusa al traffico con colonnine di cemento e ringhiere di ferro poste al suo inizio per evitare che qualche fondamentalista islamico, in nome della pace e dell’amore, s’intende, si lanciasse con un mezzo imbottito di cariche esplosive in direzione della Piazza San Pietro in mezzo alla gente, o meglio tra gli infedeli. Ora, siccome i fatti non passibili di facile smentita sono questi, mi domando: come possiamo parlare di costui come di un uomo prudente ed equilibrato? Non parliamo poi dell’uomo di governo che mostra ormai da anni di essere capace a scegliere una appresso all’altra delle figure molto dannose alla Chiesa, imponendo soggetti che però fanno parte del suo cosiddetto «cerchio magico», o che sono riusciti a godere delle sue simpatie prive di prudenza e soprattutto di quel senso del governo illuminato dalla grazia dello Spirito Santo in virtù del quale, ormai da anni, l’uomo Jorge Mario Bergoglio avrebbe dovuto cessare di essere tale per essere solo ed unicamente il Sommo Pontefice Francesco I, fedele servum servorum Dei.
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Vogliamo usare in tal senso un paradigma anch’esso non passibile di facile smentita, per chiarire in qual misura questo Pietro non abbia mai abbandonato il proprio essere stato in precedenza Simone? Presto detto: il Pontefice regnante, ignorando o forse fingendo d’ignorare che egli è, tra le varie cose, anche Sovrano Capo di uno Stato che col proprio chilometro quadrato di territorio garantisce la preziosa indipendenza del Romano Pontefice da qualsiasi potere politico secolare, nel 2014 ci dona una delle sue splendide perle rinnovando — ovviamente sotto i riflettori e con tanto di foto pubblicate e diffuse [cf. QUI] — il passaporto della Repubblica Argentina (!?) [cf. vedere QUI]. Benediciamo quindi Dio se alle ultime elezioni, il cittadino Jorge Mario Bergoglio, all’anagrafe Sommo Pontefice e Vescovo di Roma di professione, non si sia recato nel proprio Paese di origine a votare per le elezioni presidenziali. E, detto questo, credo sia detto più o meno tutto, a partire dal mio inciso iniziale di apertura: dall’epica tragedia, quando si scivola nella decadenza, si finisce sempre nella farsa della satira grottesca. E, sinceramente, noi ecclesiastici abbiamo ormai superato le pagine più esilaranti degli antichi satiri romani. Ma, come tutti i buffoni, siamo tali e ce ne vantiamo. E, più tentiamo di prenderci sul serio, più il pubblico ride di noi, perché da sempre, a partire dall’antico teatro, nulla è più comico e grottesco del buffone che si prende parecchio sul serio. Il problema però è che se il pubblico esterno ride divertito, i figli del buffone invece piangono; e piangono di dolore, nel vedere il proprio amato e venerato padre cimentarsi in siffatte e imprudenti buffonate, attraverso le quali sarà infine affidato al severo giudizio della storia, oltre a quello forse ancòr più severo di Dio. Ecco perché l’uomo Jorge Mario Bergoglio suscita imbarazzo nei fedeli ma è esaltato dal mondo non cattolico e da tutti i peggiori nemici di sempre della Chiesa: perché ci sta facendo sprofondare nella satira. Non è vero che egli ha spogliata la Chiesa dei suoi cosiddetti «orpelli principeschi rinascimentali», l’ha spogliata giorno dietro giorno di divina dignità.
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Caravaggio: deposizione di Cristo dalla Croce
Io che sono privo di ogni velleità di carriera ecclesiastica e che al contrario del fitto esercito degli ecclesiastici vigliacchi che tacciono “prudenti” in attesa di tempi migliori ― al sorgere dei quali verranno alla luce per tentare poi il gran salto sul carro del nuovo condottiero, nella speranza di poter lucrare da lui ogni miglior beneficio e prebenda ―, mai cesserò di dolermi di costoro che, con raro cinismo, dando ormai per finito questo pontificato e attendendo pazienti la morte del Sommo Pontefice, non si rendono conto, sia quanti aspirano al futuro episcopato sia quanti aspirano al futuro cardinalato, che giorno dietro giorno, i danni recati alla Chiesa, sono sempre più gravi. E, se tutto andrà bene, più andremo avanti in questo stato degenerativo, più occorrerà tempo per riparare solo parzialmente questi danni, con un rapporto di proporzione più o meno di questo genere: a fronte di cinque anni di pontificato rovinoso che sono però il risultato di cinquant’anni a monte di devastante rovina sul piano dottrinale, liturgico ed ecclesiale, occorreranno cinquecento anni per porre rimedio a questi danni di cui l’uomo Jorge Mario Bergoglio non è affatto la causa, ma solo la conseguenza ultima. Purtroppo, gli irriducibili aspiranti alle luci della ribalta, di tutto questo non tengono conto, perché sono seriamente e stoltamente convinti che basterà il prossimo conclave per chiudere quello che loro definiscono con raro cinismo come un semplice “incidente di percorso”, quindi voltare immediatamente pagina come se nulla fosse, ed in grande stile. Questi sono i veri e diabolici distruttori della Chiesa, non certo quel povero uomo imprudente di Jorge Mario Bergoglio, che di tutti i decenni di pregressi danni compiuti, è soltanto la prima vittima, o come ebbi a scrivere in un recente passato usando un’immagine allegorica: egli è solo l’ultimo dei clienti giunto nel ristorante e che appena varcata la soglia è stato aggredito dai camerieri che hanno preteso da lui il pagamento dei conti di tutti coloro che prima di lui avevano pranzato e cenato senza però pagare, ma lasciando fior di conti sospesi. 
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Caravaggio: Maria Maddalena addolorata
Dalle Quattro Virtù Cardinali è necessario passare alle tre virtù teologali, delle quali spesso ho avuto modo di parlare nel corso di questi ultimi cinque anni, ricordando che sebbene la più importante di esse è la carità, come ci insegna il Beato Apostolo Paolo [cf. I Cor, 13], al centro di esse, tra la fede e la carità, c’è la speranza, compito della quale, a mio parere, è di unire e amalgamare le altre due grandi virtù. È quindi nell’ottica della speranza che bisogna leggere questo pontificato, attraverso il quale sembra che la Chiesa di Cristo viva paralizzata in un sempiterno Venerdì Santo. Questo Pontefice e questo pontificato hanno una loro grande utilità nella economia della salvezza, non sappiamo ancora quale, Però sono certo che un giorno, forse neppure lontano, capiremo che persino attraverso la umoralità e la palese imprudenza di questo Sommo Pontefice che si palesa privo di equilibrio, Dio ha colmata la sua Chiesa di grazie, l’ha purificata e messa nella condizione di rinnovarsi per davvero.
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Nulla di questo possono però capire coloro che vivono alla giornata, paralizzati nel presente, privi di quella grande prospettiva escatologica futura che è la speranza, quella teologale virtù che lega assieme la fede e la carità; e che infine ci salva, persino dopo essere sprofondati nella satira, tra scimmie che giocano a fare le regine e buffoni di corte che si credono degli autentici dottori della Chiesa, o meglio … della “nuova Chiesa” nata da “rivoluzioni irreversibili”.
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